Vivere e investire sostenibile – Onda verde
La sostenibilità è un concetto attualissimo, usato frequentemente ma spesso frainteso. Alcuni esempi altoatesini ci dimostrano che può essere applicato non solo all’ecologia, ma anche all’economia e alla finanza.
Entrando da NOVO, in via Weggenstein a Bolzano, non veniamo accolti dal tipico frastuono dei supermercati, dall’odore dell’aria condizionata o dai pavimenti incerati, bensì da un seducente mix di profumi speziati. Già all’ingresso troviamo un vaso con il sale, accanto numerosi barattoli di vetro contenenti curcuma, anice, origano, senape in grani e altri aromi, mentre più in fondo al negozio c’imbattiamo in altri contenitori colmi di tè, noci, grano e pasta, ma anche caffè, formaggi, salumi e frutta essiccata.
Niente plastica, solo prodotti regionali
La particolarità di questo negozio non sono i profumi, bensì la rinuncia a imballaggi di plastica, nella misura in cui è consentito dalla legge, e una ricca gamma di prodotti biologici e regionali. Il titolare, Stefan Zanotti, e la moglie Maria Lobis, ostetrica libera professionista, sono genitori di tre figli. È risaputo: più cresce la famiglia, più aumentano i rifiuti di plastica scartati quotidianamente. Per questo, Zanotti e consorte, insieme a tre collaboratori, hanno deciso di avviare una rivendita di prodotti per l’uso quotidiano, senza ricorrere a imballaggi superflui: da quelli citati in precedenza, passando per frutta e verdura, all’abbigliamento per bebè e ai pannolini in stoffa, fino agli spazzolini da denti in bambù e al dentifricio in pastiglie. Tutti questi articoli possono essere portati a casa in contenitori di vetro, bottiglie o buste in stoffa, ma anche in “lattine” sorprendentemente stabili, realizzate con gli scarti della canna da zucchero. L’idea di un supermercato privo di imballi non è nuova: Zanotti si è ispirato ad analoghi punti vendita sorti in Germania e Austria, plasmando un concetto tutto suo e, dopo due anni di pianificazione, un anno e mezzo fa ha inaugurato NOVO. Il suo obiettivo è quello di mettere in piedi un commercio all’ingrosso per negozi d’ispirazione affine, una sorta di franchising per supermercati sostenibili, iniziando a rifornire le prime aziende.
Il titolare Stefan e la sua collaboratrice Barbara formano un team affiatato
INDUSTRIA FINANZIARIA RESPONSABILE
La sostenibilità non si limita alla gestione degli imballaggi. Questo concetto, purtroppo un po’ inflazionato e utilizzato come sinonimo di responsabilità, indica anche un sistema economico in cui può essere impiegato solo ciò che ricresce e si rigenera. Il trend non è nuovo, ma in questo periodo sta suscitando sempre più entusiasmo e ha fatto il suo ingresso anche nel mondo della finanza (cfr. intervista). Senza dubbio, il tema della sostenibilità è destinato ad acquisire più peso anche nella futura strategia commerciale delle banche, che non potranno più presentarsi come mere aziende di servizi. I prodotti, si sa, sono intercambiabili, mentre prestazioni costanti, unicità tangibile e valori messi in atto in maniera autentica diventeranno fattori di successo più importanti dei dati di bilancio. Gli istituti di credito dovranno andare alla ricerca di un nuovo “significato” per affermarsi sul mercato: i clienti chiederanno alla banca i valori cui s’ispira e sceglieranno quella con cui s’indentificano meglio.
Green Investment
Anche a livello di investimenti qualcosa si sta muovendo e, dalla crisi finanziaria in avanti, è cresciuto in maniera netta l’interesse per gli strumenti sostenibili. “Questi fondi offrono una prospettiva tridimensionale di economia, ambiente e società”, ci rivela Wolfgang Pinner, esperto finanziario della società austriaca di gestione fondi Raiffeisen Capital Management. I mega trend su cui puntano sono nuovi modelli di riciclaggio, recupero della microplastica e dei rottami elettronici, silvicoltura sostenibile, generi alimentari biologici, elettro-mobilità ecc.; i fondi sostenibili investono in imprese che s’impegnano in questi ambiti, realizzano innovazioni e operano all’insegna della responsabilità. Ai fini della loro selezione, le aziende vengono sottoposte ad analisi finanziarie e della sostenibilità. “Va da sé che questi fondi non investono in settori dominati, ad esempio, da energia atomica, armamenti o lavoro minorile”, aggiunge Pinner. Stando ad alcuni studi, la sostenibilità sarebbe anche correlata a buone performance.
Decidere la destinazione dei risparmi
Anche Raiffeisen Ethical Banking, sin dal 2000, punta sulla consapevolezza per gli investimenti responsabili. “Finanziamo solo i progetti che creano un valore aggiunto per la collettività”, afferma Roland Furgler, responsabile di Ethical Banking per le Casse Raiffeisen. Banca e risparmiatore rinunciano a una parte del guadagno a beneficio del progetto e, come contropartita, possono contare su un investimento sicuro e la possibilità di decidere la destinazione del denaro: ad esempio, vengono promossi progetti in tema di commercio equo, energie rinnovabili e artigianato in Alto Adige. Tutti i beneficiari dei finanziamenti sono sottoposti a rigidi controlli, al pari dei progetti, che alla fine vengono resi pubblici.
Idee e iniziative nuove hanno bisogno di tempo e anche Stefan Zanotti, inizialmente, non aveva la certezza che la sua sarebbe stata un successo. I primi mesi sono stati duri, come riferisce egli stesso, ma ora può contare su un buon numero di clienti abituali, anche grazie alla macchina da caffè professionale e ai tavolini posizionati davanti all’ingresso, che consentono di scambiare due chiacchiere ad avventori, beneficiari e risparmiatori di Ethical Banking. Roland Furgler fa regolarmente visita ai suoi clienti, gira brevi video e li mette in rete. Quest’attività, alla fine, genera risvolti sostenibili anche per lui stesso.
“In questo periodo ho imparato un sacco di cose e conosciuto persone fantastiche, ricche di lungimiranza e idealismo”, ci rivela, nella consapevolezza che,
dai piccoli passi, possono prendere vita grandi cose.
intervista con Martin von Malfèr
INVESTIMENTI SOSTENIBILI – “La sostenibilità deve avere un ritorno”
Martin von Malfèr ci spiega il nuovo regolamento UE, che promuove un’operatività all’insegna della responsabilità per imprese e investitori. Martin von Malfèr lavora come esperto finanziario per la Cassa Centrale Raiffeisen dell’Alto Adige, oltre a gestire un’azienda agricola a Salorno
Sig. von Malfèr, l’Unione europea vuole obbligare il mondo della finanza a “piegarsi” alla sostenibilità?
Martin von Malfèr. Il cosiddetto regolamento ESG, che dovrà essere approvato entro la fine dell’anno, si pone l’obiettivo di controllare i flussi monetari, affinché al centro delle transazioni finanziarie non vi sia più solo la massimizzazione del guadagno, bensì anche la possibilità per gli investitori di convogliare i propri risparmi verso progetti e aziende che tutelano l’ambiente e rispettano standard etici.
Ritiene sia necessario?
Martin von Malfèr. La stampa affronta continuamente il tema dell’economia sostenibile e alcuni soggetti ne hanno ricavato dei modelli commerciali, pur senza grossi exploit. Quasi nulla si regola da sé e, quando ciò accade, i tempi sono eterni. L’UE intende rendere “comparabile” la sostenibilità, obbligando le aziende quotate in una Borsa dell’Unione a presentare annualmente un bilancio ad hoc, ad es., in tema di sfruttamento delle energie rinnovabili e di gestione del personale. Tutto ciò accresce la possibilità di fare raffronti, mettendo alla berlina le imprese che non si attengono a determinati standard.
Il regolamento avrà delle ripercussioni?
Martin von Malfèr. Sicuramente sì. Le società di gestione dei fondi si stanno già buttando a capofitto su questo tema, perché vi intravedono nuove opportunità commerciali. Se il carbone non ha più futuro in Europa è dovuto anche al fatto che i grandi fondi statali e pensionistici richiedono, alle aziende su cui investono, il rispetto di criteri ambientali, sociali ed etici. Immaginiamoci cosa potrebbe accadere se, d’ora in avanti, anche i fondi d’investimento esigeranno l’ottemperanza di tali vincoli.
Non si dovrebbe aver capito che, con il nostro operato, rischiamo di distruggere le nostre basi vitali?
Martin von Malfèr. In teoria sì, in pratica le persone sono portate a pensare egoisticamente, in particolare quando si tratta del loro denaro: se hanno 100 euro, ne vogliono ricavare 110, indipendentemente dalle modalità. La sostenibilità deve avere un ritorno, per le imprese e per gli stessi investitori.