“Il miracolo del Natale si ripete ogni volta“
La più bella storia di speranza e salvezza che è stata donata a noi uomini è quella del Natale, come ci ricorda don Paolo Renner. La nascita di Gesù è il messaggio
d’amore divino al nostro pazzo mondo.
Egregio don Renner, a Natale molte persone frequentano la chiesa, mentre durante l’anno si limitano ad ammirarla dall’esterno. Questo fatto La riempie di gioia o La inquieta?
Paolo Renner. Non posso che rallegrarmene, e per due ragioni: innanzitutto, perché ho l’occasione di rivedere persone che normalmente sono molto impegnate, ma anche perché questa festa commemora la nascita di Gesù. La celebrazione congiunta della liturgia natalizia è l’espressione di un amore profondo e fedele verso Gesù Cristo.
Ritiene che il Natale si sia trasformato in una festa consumistica?
Paolo Renner. La celebrazione natalizia è anche una festa laica fatta di regali, in cui fioriscono affari e mercatini. Ma è pur sempre il periodo in cui molte persone si dedicano in modo particolare alla loro spiritualità. In molte parrocchie della nostra provincia, nei giorni feriali del periodo avventizio, il mattino presto si celebrano le messe “Rorate Coeli”, seguite da molte persone, in cui si percepisce l’attesa per la venuta del Signore, la vera e propria Natività.
Non crede che il messaggio natalizio della “Pace in Terra” sia fuori luogo ai giorni nostri, considerando i conflitti, il terrorismo e tutta la sofferenza che attanagliano il mondo?
Paolo Renner. Proprio la nostra epoca, flagellata da tensioni e violenza, è alla ricerca di quest’annuncio. Le persone anelano alla pace, all’amicizia e alla vicinanza. La nascita di Gesù Cristo è il messaggio di pace di Dio al nostro mondo pazzo, ma rappresenta anche una grande speranza: il Signore ci è vicino attraverso Gesù, in particolare in questi tempi bui. Per questo il Natale è un simbolo di conforto e il suo miracolo si ripete ogni qual volta le persone riescono a creare un’atmosfera di accoglienza, incontrandosi a livello umano, anche durante l’anno. Come si può leggere nella Bibbia, Dio non ama solo le persone animate da buona volontà, ma soprattutto le “pecorelle smarrite”, e questo infonde speranza in tutti noi.
Don Paolo Renner
“Proprio in un’epoca di tensioni e violenza come la nostra, c’è bisogno di un messaggio di pace”
Perché facciamo così tanta fatica a seguire le virtù cristiane, come l’amore per il prossimo?
Paolo Renner. Noi cristiani veneriamo la Santissima Trinità: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Oggigiorno però il mondo è guidato da altre divinità: il denaro, l’avidità e l’avarizia, come ripete spesso il mio amico Sepp Kusstascher. Sono i tre nemici che tutte le religioni del mondo cercano di combattere: la cultura del “no limits” promuove una mentalità di consumo sfrenato, che va di pari passo con il cambiamento dei valori in atto. Tutto questo sta diventando la nostra rovina, poiché spesso fa passare in secondo piano l’aspetto umano.
Alla luce dei flussi sempre più massicci di migranti, in molte persone cresce il timore per un’eccessiva presenza di stranieri e nei confronti dell’Islam. Cosa si sente di dire a queste persone?
Paolo Renner. Dobbiamo smetterla di definirci in virtù di ciò che ci divide, “noi contro gli altri”. Questa distinzione interiore mi fa paura, poiché è fonte di terrore e aggressività. Durante i miei viaggi ho potuto osservare che le persone sono più vicine tra loro di quanto verrebbe da pensare, a prescindere dalla loro origine e dalla cultura o religione con cui sono cresciuti. Dovremmo apprezzare le differenze, accettare il prossimo e instaurarvi un dialogo. Per farlo, non è necessario essere cristiani, basta essere uomini: proprio l’umanità è ciò che deve legarci.
Come spiegherebbe il Natale a un musulmano?
Paolo Renner. Gli farei presente che il Natale è conosciuto anche nel mondo islamico. Nel Corano, la quarta sura descrive la nascita di Gesù, seppur con minime differenze rispetto alla Bibbia. Gesù, che in arabo è chiamato Isa, per il mondo musulmano è un grande profeta cui vengono ascritte gesta miracolose, ma non è il figlio di Dio, perché nell’Islam Dio non ha figli. Per i cristiani, il Natale e i relativi simboli sono espressione della fede. Non dobbiamo rinunciare alla nostra religione e alle nostre usanze solo perché vivono qui da noi persone di confessioni diverse, così come non possiamo obbligare nessuno a praticare la nostra religione.
Il vescovo Muser invita ripetutamente i credenti all’impegno politico: a Suo avviso, la Chiesa ha la forza di stimolare il dibattito sociale? E tutto questo rientra tra i suoi compiti?
Paolo Renner. Proprio perché crediamo che Dio si sia fatto uomo prendendo le sembianze di Gesù Cristo, la Chiesa deve trovare la forza e impegnarsi per la dignità degli uomini e per una convivenza all’insegna della solidarietà. I cristiani devono interessarsi e farsi coinvolgere, mentre la Chiesa deve stare sempre dalla parte dei più deboli, degli oppressi e dei poveri, con le parole e con i fatti. Questo appello è rivolto spesso anche da Papa Francesco. La gente tende a paragonare la Chiesa solo con l’istituzione e la dottrina che rappresenta, mentre è molto di più: è la comunità dei credenti e il popolo di Dio. Tutti noi siamo chiamati a fare la nostra parte.
Don Paolo Renner
“I cristiani sono chiamati a impegnarsi per una convivenza pacifica e solidaristica”.
Come trascorre la Vigilia di Natale?
Paolo Renner. Per noi sacerdoti, il Natale è alta stagione (ride): mi sposto da una messa all’altra, ma vivo positivamente questo stress. Celebro la messa della Vigilia a San Pietro, sopra a Quarazze, dove accorrono molti fedeli e dove viviamo questo momento in un’atmosfera meravigliosa. Quindi, celebro ancora nella mia comunità del “Cenacolo” a Merano e, infine, con le mie sorelle e i loro figli, e tutto questo mi riempie di gioia.
Quali sono i Suoi desideri per il 2018?
Paolo Renner. Nel 2018 ricorre il settantesimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani delle Nazioni Unite. Il mio auspicio è che se ne parli tutto l’anno, soprattutto a proposito degli impegni che ne derivano. Il prossimo anno festeggerò 60 anni: di cravatte, libri e altre cianfrusaglie ne ho a bizzeffe. Ciò che desidero davvero sono maggiori segni di solidarietà, amore e dedizione nella nostra società, in una parola più umanità: quindi solo “doni solidaristici”. Se qualcuno vuole rendermi felice, per prima cosa deve rendere felici gli altri.
CENNI BIOGRAFICI
Nato nel 1958 a Merano, don Paolo Renner ha studiato scienze agrarie, quindi teologia alla Pontificia Università Gregoriana a Roma. Consacrato sacerdote nel 1985, dal 1988 è docente di Teologia fondamentale, Scienze delle religioni e Teologia delle religioni presso lo Studio Teologico Accademico di Bressanone. Dal 1994 dirige l’Istituto di Scienze Religiose a Bolzano e dal 2009 il “DE PACE FIDEI – Istituto ecumenico e interreligioso per la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato”. Designato prodecano nel 2014, nel 2016 è stato insignito dell’alta onorificenza dal Land del Tirolo.