E ora, cosa accadrà?
Christian Wulff, ex presidente federale della Germania, è stato ospite d’onore del 24° Simposio degli investitori di Raiffeisen InvestmentClub. In questa intervista, approfondisce le sfide che attendono l’Europa e le opportunità che possono celarsi dietro a un’azione comune.
La situazione geopolitica mondiale è in rapida evoluzione, con l’affacciarsi di nuovi centri di potere e conflitti. Quale dovrebbe essere la risposta dell’Europa, al fine di salvaguardare i propri valori e interessi?
Christian Wulff, ex presidente federale della Germania. L’Europa deve rafforzare la propria coesione interna: quale centro di potere autonomo, può competere con Cina, India, Stati Uniti e altri Paesi solo se i suoi membri cooperano strettamente e uniscono le loro forze. Il Vecchio Continente non è solo una potenza politica ed economica, ma anche un sistema di valori che abbiamo il dovere e l’opportunità di difendere e promuovere. Per farlo, dobbiamo muoverci su tre fronti: in primo luogo, rafforzare la capacità di azione comune in materia di politica estera e di sicurezza; quindi, aumentare la sovranità economica; infine, proprio perché gli USA stanno vacillando, difendere i nostri valori quali diritti umani, democrazia e Stato di diritto.
La digitalizzazione e l’influenza dei social network stanno cambiando la comunicazione. A Suo avviso, si tratta di un’opportunità o di una minaccia per la democrazia?
Come per tutte le nuove tecnologie, si tratta di una medaglia a due facce. Se è vero che la comunicazione non è mai stata così diversificata, semplice e rapida, le insidie dei social media non sono ancora state comprese appieno. I giovani, in particolare, sono esposti a rischi senza alcuna tutela e tale situazione va cambiata. Nel mondo analogico, le leggi regolano la convivenza: lo stesso deve valere per lo spazio virtuale. I media digitali rendono più facile per le forze antidemocratiche compiere abusi per i propri scopi e diffondere l’incitamento all’odio. Per questo, dobbiamo opporci agli algoritmi che concentrano le notizie negative e promuovono il populismo.
Parliamo di allargamento dell’UE: ritiene che nei prossimi anni l’Unione dovrebbe accogliere nuovi membri e, in tal caso, a quali condizioni?
I criteri di Copenaghen stabiliscono in modo chiaro e inequivocabile chi può essere ammesso. In prospettiva, l’obiettivo è un allargamento ai Balcani, che potrebbe offrire grandi opportunità di crescita, come hanno dimostrato i precedenti del 2004 e 2007. In ogni caso, è necessaria massima coerenza con i principi perseguiti.
Ritiene che l’Europa debba “sganciarsi” dagli Stati Uniti a livello di difesa? Abbiamo bisogno di un esercito autonomo?
Alla luce della guerra di aggressione russa e del calo dell’impegno statunitense, l’Europa deve rendersi più indipendente. Le garanzie di sicurezza americane, che si fondano su ragioni storiche, sono state date troppo a lungo per scontate e oggi è essenziale che il nostro continente rafforzi la propria posizione all’interno dell’alleanza atlantica. Un esercito europeo è un’idea auspicabile per il futuro, ma non è ancora realistica. Al momento attuale, allo scopo di accrescere rapidamente la nostra forza, ritengo prioritarie la creazione di sinergie nella produzione e nell’approvvigionamento, la minimizzazione degli ostacoli presenti e l’ottimizzazione della cooperazione.
In molti Paesi europei, i partiti populisti di destra registrano consensi in crescita. Lo considera una minaccia per le democrazie in Europa?
Sono francamente preoccupato. Stiamo assistendo a una tendenza verso l’autoritarismo e soluzioni nazionalistiche semplicistiche: il pericolo è che forze antidemocratiche utilizzino mezzi democratici per minare lo Stato di diritto liberale, al fine di imporre i loro programmi. La forza di chi ha a cuore la democrazia sta nel difenderla attivamente anche in tempo di pace e nell’agire contro i suoi nemici, alzando la voce, coinvolgendo le persone anziché emarginarle e collaborando a un’agenda per il futuro.
Il dibattito su immigrazione e diritto di asilo divide politici e cittadini in molti Stati europei. Cosa serve per rafforzare la coesione in una società diversificata?
Nell’interesse di tutti, occorre una visione positiva e un’azione decisa contro ogni forma di illegalità, tenendo presente che la diversità è una forza nella società. Gli studi dimostrano che le imprese e le società civili sono più resilienti e hanno più successo se sono più variegate. Laddove si incontrano idee, culture, origini ed esperienze differenti, è più facile assistere alla nascita di nuove iniziative. La diversità non è sempre facile da accogliere, ma il suo contrario è l’uniformità, e chi vuole essere uniforme? La legge e l’ordine devono essere applicati sulla base della Costituzione, senza se e senza ma. Pertanto, rafforziamo la coesione rimanendo curiosi verso il prossimo, imparando reciprocamente e sforzandoci di avvicinarci gli uni agli altri.
L’Unione europea è una storia di successo. Quali riforme politiche ritiene necessarie per garantirne il futuro?
I diritti di veto devono essere circoscritti. Non è accettabile che un solo membro possa bloccare l’intero funzionamento: soprattutto in tempi di crisi, è necessario agire con determinazione. Ma è in discussione anche il rafforzamento dei meccanismi dello Stato di diritto. L’UE ha bisogno di riforme coraggiose per accrescere la propria efficienza e resilienza.
Alla luce della politica dei dazi inaugurata da Donald Trump, come può l’Europa affermarsi quale polo economico di successo e quali misure sono richieste?
Decisioni erratiche e poco ponderate hanno un impatto negativo su tutti i partner commerciali e anche sugli stessi Stati Uniti. L’UE deve presentarsi unita: con 450 milioni di consumatori, dispone del maggiore mercato interno del mondo, da tempo allargato a Giappone, Corea del Sud e a molti altri partner. L’unità è la nostra forza principale. La politica deve continuare a creare un clima di fiducia e prevedibilità, affinché sia possibile pianificare, investire e attuare misure a lungo termine.
Se potesse rivolgere un appello alla politica e alla società, quale sarebbe il Suo messaggio per un futuro di successo?
Il mio appello è che tutti si sforzino e vadano alla ricerca del dialogo, contribuendo coraggiosa- mente a plasmare il futuro: ciò richiede la volontà non solo di garantire il proprio benessere, ma anche di impegnarsi per qualcosa di superiore. Interessandoci attivamente ed empaticamente dei nostri simili e dell’ambiente che ci circonda, facciamo la nostra parte a vantaggio della democrazia, della convivenza e di un domani migliore.
