Consumi consapevoli – Accrescere la qualità della vita
Il Natale è alle porte, ma sembra che il senso più profondo di questa festività si perda nel consumismo. Eppure, non tutti sono schiavi dello shopping e sempre più persone effettuano i loro acquisti con maggior consapevolezza, facendo anche qualche rinuncia. Si tratta di una goccia nel mare o dell’inizio di un cambiamento?
“Oggi ho bisogno di meno cose rispetto al passato e non attribuisco alcun valore all’auto o ad altri status symbol”, afferma Evelyn Oberleiter, direttrice di Brixner Terra Institut, un’organizzazione che propone un diverso sistema economico, in cui non siano solo il guadagno e la possibilità di spendere a farla da padrone. “Per anni, ci è stato suggerito che reddito elevato e consumi coincidono con successo e felicità”, continua Oberleiter. La pubblicità che promette una maggior qualità della vita attraverso l’acquisto di prodotti si rivela spesso effimera e sono sempre più numerose le persone che rifiutano il martellamento consumistico, cercando di vivere con lo stretto indispensabile e scegliendo i negozi second hand.
La corsa agli acquisti natalizi
In particolare nel periodo dell’Avvento, quando il commercio al dettaglio consegue il maggior fatturato annuo, molte persone s’interrogano sul significato dei loro acquisti e fioriscono iniziative come “Buy Nothing Christmas”, a denuncia della commercializzazione delle festività. Il padre spirituale Toni Fiung ritiene che Natale e doni siano inscindibili (si veda intervista a pag. 7), dichiarandosi favorevole a manifestare l’amore, la stima e la simpatia per i propri cari con un regalo. “Ma non si può essere così materialisti da confrontare il proprio dono con quello degli altri, quantificandone il costo”, afferma, “i regali devono esulare dal mero pensiero consumistico.”
Sempre di più?
Sufficienza (“quando è abbastanza?”), economia circolare e neutralità climatica sono i temi con cui Oberleiter si confronta professionalmente da molto tempo. Co-fondatrice di Terra Institute Srl, gestisce un’attività di 30 collaboratori (in parte liberi professionisti), fornendo consulenze su strategie aziendali sostenibili a svariate imprese, che spaziano dai colossi farmaceutici ai produttori di cerniere per cucine. “Ogni pianta e ogni animale ha un limite di sviluppo naturale. Perché noi no? Dobbiamo crescere incessantemente?”. Ciò che vale per l’economia, vale anche per i singoli consumatori: è davvero indispensabile avere sempre di più? L’ultimissimo modello di cellulare, capi alla moda, un’auto sempre più grande? Evelyn, però, non mette in discussione il consumo di per sé. “Ogni volta che compriamo qualcosa”, sostiene, “dobbiamo chiederci se il prodotto in questione ha valore, da dove viene e di che cosa è fatto”. Insomma, meglio regalare una borraccia di vetro, piuttosto che in tre in plastica.
C’è un’alternativa?
Ma come si esce, almeno in parte, dal circolo vizioso legato al guadagno e alla spesa? Con una nuova mentalità: dovremmo chiederci di che cosa abbiamo veramente bisogno, interrogandoci sulle possibili conseguenze dei nostri consumi e riflettendo su come agire in modo più responsabile, con la consapevolezza che noi, con le nostre scelte e il nostro boicottaggio, esercitiamo grande potere sugli attori economici. In Alto Adige, si stanno affermando i cicli locali, i prezzi equi per le aziende e i prodotti autoctoni. Così, ad esempio, la cooperativa dell’Alta Val di Non DELEG (si veda pag. 15) distribuisce carne, frutta e verdura dei contadini della zona. Chi acquista beni regionali, ad esempio al mercato o in altri negozi, anziché nelle grandi catene di supermercati, paga un prezzo maggiore, ma al contempo alimenta i cicli locali, accorcia le tratte di trasporto e sviluppa una coscienza più matura sull’origine e sulla lavorazione dei prodotti. E se aumentano i negozi di fair trade, le persone adottano un approccio anticiclico (ad esempio acquistando l’equipaggiamento sciistico dopo il periodo natalizio), scegliendo consapevolmente e prestando attenzione alla qualità anziché solo al prezzo: ciò che costa di più dura di più e deve essere sostituito con minor frequenza, tutelando le risorse e riducendo il quantitativo di rifiuti.
PROTEGGERE IL PORTAFOGLIO
Mediamente, ogni famiglia altoatesina si è indebitata per oltre 23.000 euro presso gli istituti bancari. “Le allettanti possibilità di rateizzazione per la tanto sospirata auto, il cellulare o altri beni possono comportare un rapido passaggio dall’indebitamento al sovraindebitamento causando a loro volta, nel peggiore dei casi, sequestri conservativi del conto e pignoramenti dello stipendio ”, ricorda Petra Priller, responsabile della Consulenza debitori della Caritas. Ecco perché è importante disporre di una chiara panoramica di entrate e uscite mensili (ad esempio con un libro spese), facendo a meno di qualcosa perché non si è risparmiato a sufficienza o perché non si dispone delle risorse necessarie. La rinuncia al consumo non è facile, come ricorda Oberleiter, e chi opera una scelta radicale in tal senso è immediatamente riconoscibile. “In regioni come l’Alto Adige articolate in piccole realtà”, prosegue, “la diversità è spesso vista come un rischio e serve una certa dose di autostima per andare controcorrente”. Alla fine, prevale il desiderio di “appartenenza”, a fronte del quale non deve esserci necessariamente una rinuncia totale: una presa di distanza dall’abbondanza, dallo spreco e dalla mentalità dell’“usa e getta” è già un inizio. Forse, può essere d’aiuto ridimensionare le proprie esigenze.
Evelyn Oberleiter, co-fondatrice e direttrice di Terra Institute, Bressanone
Consumo sostenibile?
Evelyn Oberleiter non sa dire se la sostenibilità sia una tendenza riconoscibile anche tra i consumi. “È una tematica ancora limitata a una certa elite culturale. Le famiglie che lottano per arrivare a fine mese hanno ben altre preoccupazioni”, afferma. Pertanto si fa portatrice di un maggior riconoscimento per coloro che adottano una condotta socio-economica consapevole. Se il sistema materialistico non verrà rimpiazzato da un nuovo approccio di riciclo e incentivazione, nonché da leggi e condizioni quadro per un consumo sostenibile, non cambierà nulla.
intervista con Toni Fiung, consulente familiare
DONARE TEMPO ANZICHÉ GIOCHI – “Si rischia di non far del bene”
Il consulente familiare Toni Fiung mette in guardia dai troppi regali.
Meglio donare del tempo e condividere il proprio benessere.
Sig. Fiung, i consumi fanno la felicità?
Toni Fiung. Non sempre. Appena acquistato un bene, è naturale provare una certa gioia. Il problema è che, per rivivere questa sensazione, siamo spinti ad acquistare ancora, fino ad arrivare a una sorta di dipendenza. Molte persone sono convinte che i consumi, a lungo andare, non rendano felici.
Il Natale è alle porte. Come si fa a scegliere un regalo che doni sia a chi lo riceve, sia al donatore?
Toni Fiung. Molti bambini sono letteralmente sommersi di regali. Comprendo il bisogno degli adulti di vedere luccicare gli occhi dei propri figli, essendo legato al “bambino” che sopravvive in noi: soprattutto gli anziani, che in gioventù hanno subito alcune privazioni, desiderano solo il meglio per loro. Eppure non credo che troppi regali facciano bene: sarebbe più importante che genitori e nonni si prendessero del tempo da trascorrere insieme.
Crede che oggi le persone scelgano più consapevolmente?
Toni Fiung. Credo proprio di sì. La discussione intavolata all’interno della famiglia sui valori, su cosa donare e su come farlo, è molto preziosa. Tuttavia, la pubblicità comincia a “martellare” con gli acquisti natalizi già a ottobre, condizionando anche i bambini, che inoltre vedono cosa possiedono i loro amici. È necessario instaurare un buon rapporto con i propri figli per fare chiarezza su questo tema così delicato.
E Lei cosa regala per Natale?
Toni Fiung. Ogni anno, nel periodo natalizio, mi ritrovo con i miei sette fratelli a casa dei nostri genitori, dove facciamo il tradizionale “Engele Bengele”. Fino ad alcuni anni fa ci scambiavamo dei regali più importanti, mentre oggi siamo più sobri: a Natale è meglio condividere e fare beneficienza. Anche questa è una forma di dono.