La tassa su Airbnb
Dal 1° giugno 2017, la locazione di alloggi privati per una durata inferiore a 30 giorni è soggetta alla cedolare secca del 21 percento.
Smartphone e internet hanno rivoluzionato le nostre vite nel giro di pochi anni. La legislazione cerca di tenere il passo con le nuove realtà per ottenere una tassazione corretta dei redditi conseguiti. Un esempio sono i portali internet come Airbnb o Booking.com, che consentono ai proprietari di immobili di locare i propri alloggi ad altri soggetti privati, il tutto all’insegna della comodità e rapidità, attraverso il cellulare o il PC.
Nuova tassazione
In passato, i ricavi di queste forme di locazione dovevano essere riportati nella dichiarazione dei redditi tra le entrate occasionali ed erano soggetti all’imposta progressiva sul reddito (IRPEF). Poiché nella maggioranza dei casi tali redditi non venivano dichiarati, il governo ha approvato una nuova disciplina con l’art. 4 del decreto d’urgenza n. 50/2017 del 24/04/2017.
Il termine “locazione di breve periodo” identifica l’affitto di unità immobiliari da parte di soggetti privati per un periodo inferiore a 30 giorni. Questa tipologia di contratto non è soggetta all’obbligo di registrazione.
In seguito all’approvazione del decreto, a partire dal 1° giugno, i portali internet e gli altri intermediari di locazioni abitative di breve durata sono tenuti ad applicare, sugli affitti intermediati, una ritenuta alla fonte del 21 percento (cedolare secca), che dev’essere versata all’erario entro il 16 del mese successivo tramite il mod. F24.
Pertanto, se a giugno un alloggio viene affittato per 100 euro da un privato a un altro privato, attraverso un portale internet, l’amministratore di quest’ultimo è tenuto ad accreditare al proprietario solo 79 euro, versando al fisco la differenza di 21 euro entro il 16 luglio.
Dott. Luca Lanzingher
Area fiscale, Federazione Raiffeisen