La ricerca al passo con i tempi
Il Centro di Sperimentazione Laimburg vanta ben cinque decenni di attività: oggi, con circa 200 collaboratori e collaboratrici, è uno degli istituti più all’avanguardia dell’Alto Adige e oltre i confini provinciali. In questa intervista, il direttore Michael Oberhuber illustra i progetti in corso e i risultati ottenuti, facendo il punto sulle grandi sfide dei nostri tempi, come il cambiamento climatico.
Sig. Oberhuber, il Centro di Sperimentazione Laimburg festeggia quest’anno il suo 50° anniversario. Quali sono le tappe fondamentali che ne hanno caratterizzato lo sviluppo?
Michael Oberhuber. Un’importante svolta è coincisa con l’espansione della nostra attività dalla frutti-viticoltura all’agricoltura di montagna e, dal 2013, alla trasformazione dei prodotti alimentari, con un’attività sempre strettamente correlata alla prassi e un legame unico a livello europeo. Ma è stato determinante anche il passaggio da classica azienda di sperimentazione a moderno centro di ricerca con una rete internazionale.
Quali sono i punti focali del vostro lavoro? Può citarci alcuni progetti di successo?
La nostra attività si fonda su cinque pilastri: sistemi di coltivazione sostenibili, digitalizzazione, agricoltura attenta agli equilibri climatici, incremento qualitativo e diversificazione della produzione. Siamo particolarmente soddisfatti dei risultati ottenuti: ad es., lo sviluppo di tecnologie innovative per la conservazione delle mele e la ricerca di rimedi per alleviare le allergie, la lotta biologica contro la cimice marmorata attraverso l’impiego della vespa samurai e lo studio dei danni alla fioritura della vite, che ha portato a un risarcimento a favore delle aziende agricole, ma anche la modellizzazione delle rese nella praticoltura. Spesso, sono propri i progetti meno vistosi a costituire la base dell’eccellente consulenza in quest’ambito.
Come riesce il Centro di Sperimentazione a coniugare la ricerca scientifica con le esigenze pratiche dell’agricoltura e dell’industria alimentare altoatesina?
Nella definizione del nostro programma scientifico, coinvolgiamo sempre anche gli aspetti pratici, rilevando sistematicamente ogni anno i bisogni degli operatori di questi settori. Quindi, discutiamo le proposte pervenute e decidiamo insieme quali inserire tra i nuovi progetti del piano di ricerca.
Quali sono le tecnologie più promettenti in agricoltura e frutticoltura, sia a livello di colture che di lavorazione?
Per far fronte alle molteplici sfide, abbiamo bisogno di tecnologie all’avanguardia, tra cui metodi di coltivazione innovativi, digitalizzazione e automazione, sistemi fitosanitari biologici e le cosiddette scienze omiche, ossia tecniche di laboratorio ultramoderne pronte per l’impiego nella ricerca applicata.
KULTIVAS è un progetto frutto della collaborazione tra Laimburg, Federazione Raiffeisen e Konverto. Quali sono le conoscenze essenziali a livello pratico?
Big data e intelligenza artificiale schiudono nuove possibilità all’agricoltura locale, consentendo di prendere decisioni fondate. Nello specifico, KULTIVAS ci mostra come, in futuro, le analisi basate sui dati non solo renderanno visibili le correlazioni oggettive, ad es. circa l’idoneità di alcune varietà rispetto a una determinata località, ma potranno anche integrare e consolidare in modo significativo il know-how empirico degli operatori. A livello di ricerca, inoltre, ci aiuta a riconoscere più rapidamente i vari nessi, celando pertanto un grande potenziale.
Cosa comprende il piano d’azione per l’agricoltura di montagna e le scienze alimentari?
Questo piano riunisce misure mirate per il rafforzamento di tale ambito agricolo e lo sviluppo di alimenti regionali di qualità. Siamo stati in grado di intensificare l’attività di ricerca sulle aree montane e sulla diversificazione dei loro prodotti, ad es. a livello di frutti di bosco e frutta a nocciolo, pascoli e lavorazione alimentare.
Che ruolo rivestono nel vostro lavoro quotidiano il cambiamento climatico, la salvaguardia delle risorse e la sostenibilità?
Sono tutti temi al centro della nostra attività. Il cambiamento climatico, in particolare, sta modificando le condizioni generali dell’agricoltura e richiede continui adeguamenti, come per la gamma varietale. Allo stesso tempo, la tutela del clima esige il soddisfacimento di requisiti elevati, ad es. attraverso la sostituzione dei fertilizzanti minerali o l’uso dell’agro-fotovoltaico. In collaborazione con i nostri partner, abbiamo contribuito allo sviluppo di tecnologie di irrigazione a risparmio idrico, che sono già disponibili sul mercato. La sostenibilità è il filo conduttore della nostra attività, sia nell’agricoltura integrata che in quella biologica. L’assenza di nuovi prodotti fitosanitari ci ha indotto a puntare su metodi biologici, come l’uso di organismi utili, e a studiarne le colture associate per promuovere i loro habitat.
Come si articola la collaborazione con le istituzioni partner, come università, aziende o enti pubblici, a livello nazionale e internazionale?
Sin dall’inizio, ho considerato il networking locale e internazionale un obiettivo centrale. Oggi collaboriamo con quasi 50 atenei e istituti di ricerca in tutto il mondo, siamo presenti al NOI Techpark, lavoriamo a stretto contatto con consulenti agricoli, associazioni, istituti scolastici e, facendo capo all’Agenzia Demanio, anche direttamente con la Provincia di Bolzano.
Quali sfide e opportunità intravede nel futuro del Centro di Sperimentazione?
Cambiamento climatico, aspettative della società e crisi globali pongono enormi sfide alla produzione alimentare mondiale, che deve rimanere sostenibile, a prova di crisi e accessibile ad ampie fasce della popolazione. La ricerca può individuare precocemente gli sviluppi e indicare possibili soluzioni, ma raramente è in grado di farlo da sola. Il Centro di Sperimentazione Laimburg deve pertanto poter contare su una rete molto ampia: abbiamo bisogno di metodi all’avanguardia, come l’intelligenza artificiale e le tecnologie omiche ma, per sfruttarne efficacemente il potenziale, anche di concretezza e di un forte orientamento pratico. A tal fine, è necessario rafforzare le nostre competenze in laboratorio, nell’analisi dei dati (data science) e nello sviluppo di nuovi sistemi di coltivazione e gestione.
Cosa La motiva personalmente nel Suo ruolo di direttore e cosa consiglierebbe ai giovani interessati a una carriera nelle scienze agrarie o nella tecnologia alimentare?
Sono stimolato dalla possibilità offerta dalla ricerca di elaborare soluzioni concrete per la società e il nostro territorio. Ai giovani consiglierei una solida formazione, arricchita da curiosità ed entusiasmo per la natura e la tecnologia, perché questo è un ambito professionale appassionante e significativo.
