Frodi finanziarie, tra scandali e ripercussioni
Wirecard: il nome lascia già presagire il resto. Una società modello di fama mondiale, quotata in Borsa, monitorata e valutata più e più volte. Eppure, un team di manager è riuscito a ingannare tutti, presentando numeri tutt’altro che reali.
Foto: Helmuth Rier
Molti credono che si possa creare un sistema perfetto all’interno del quale i rischi vengono tempestivamente riconosciuti, correttamente segnalati e quindi contenuti. Tuttavia, sempre più spesso, degli esperti truffatori trovano un modo per ingannare la “macchina”. A pagarne le conseguenze è chi ha puntato su tutti i meccanismi di sicurezza e di controllo e si trova di fronte a una perdita totale. Wirecard è solo l’ennesimo caso di una serie di scandali finanziari che hanno portato all’introduzione di nuove normative.
Negli anni ’90 ricordiamo il fallimento di LTCM, un hedge fund in cui aveva investito anche la Banca d’Italia, che portò al divieto di accesso ai fondi speculativi per i piccoli risparmiatori italiani. Oppure il caso del gigante dell’energia Enron, che aveva investito i contributi pensionistici dei dipendenti nell’azienda stessa ed è andato in bancarotta. Ne è risultato che ai fondi aziendali è stato vietato l’investimento in azioni proprie.
Per non dimenticare gli scandali Parmalat e Lehman Brothers: anch’essi hanno portato alla promulgazione di una serie di norme tra cui, in particolare, la MIFID II. È probabile che anche il caso Wirecard condurrà a nuove misure legislative. I truffatori esperti sono sempre pronti a trovare il modo di sottrarre denaro agli investitori, ma non perdiamoci d’animo! La maggior parte delle “blue chip” quotate in Borsa sono società che hanno saputo guadagnare la fiducia degli investitori.
Dott. Martin von Malfèr,
reparto servizi finanziari, Cassa Centrale Raiffeisen dell’Alto Adige SpA