Coronavirus, la riscossa del telelavoro
La crisi sanitaria è destinata ad avere conseguenze a lungo termine, modificando i nostri comportamenti. Una parte della nostra vita si trasferirà online, soprattutto in ambito lavorativo, dove lo smart working farà la parte del leone.
Foto: Klaus Peterlin
Per quanto gravi possano essere le conseguenze del coronavirus su salute, economia e società, c’è un risvolto positivo che riguarda le metodologie di lavoro digitali. Se lo smart working (ovvero il lavoro agile, non vincolato a orari e luoghi), almeno sulla carta, era considerato il modello del futuro, fino ad oggi erano poche le imprese ad averlo messo in pratica. Tuttavia, il blocco delle attività e della vita pubblica, volto ad arginare la pandemia di Covid-19, ha obbligato migliaia di lavoratori a convertirsi, praticamente dall’oggi al domani, dal tradizionale lavoro d’ufficio all’home office. Le aziende hanno dovuto muoversi rapidamente e con la massima flessibilità per garantire l’operatività e cercare di arginare, per quanto possibile, gli effetti negativi del lockdown.
Pro e contro
Il telelavoro comporta diverse sfide: viene meno il confine tra privato e professionale, si crea isolamento sociale, insorgono problemi di comunicazione e difficoltà tecniche, devono essere osservate le norme sulla protezione dei dati e in materia di lavoro. Eppure, la situazione di emergenza ha sgombrato il campo da ogni perplessità. Alcuni studi hanno dimostrato che la produttività dei lavoratori è più elevata se possono operare con modalità “smart”: l’ideale sarebbe uno o due giorni la settimana di telelavoro.
In base all’Istituto Promozione Lavoratori (Ipl), un vantaggio è legato alla conciliabilità di impegni famigliari e professionali, non solo per chi ha figli, ma anche per chi deve assistere familiari anziani o bisognosi di cure. Ma lo smart working schiude nuove opportunità anche a disabili e pendolari, in quest’ultimo caso con una riduzione del traffico ed evidenti riflessi positivi sull’ambiente. Infine, le imprese possono accrescere la loro attrattiva quali datori di lavoro.
Margine di crescita
Le modalità operative dopo la crisi cambieranno decisamente, schiudendo nuove prospettive, di questo ne sono convinti in molti. “Il coronavirus ci offre l’opportunità di digitalizzare economia, amministrazione e sanità in maniera ancora più efficace”, ha affermato Achim Berg, presidente di Bitkom, associazione tedesca per le tecnologie dell’informazione. Sulla stessa linea si muove anche Stefan Perini, direttore dell’Istituto Promozione Lavoratori: “Il coronavirus ha lanciato una vera e propria offensiva in termini di digitalizzazione”. Sebbene non tutti i settori possano lavorare in modalità “agile”, secondo l’Ipl, anche in Alto Adige il telelavoro è destinato ad affermarsi in molti ambiti.
Per questo, non sarebbe ragionevole considerare l’home office esclusivamente come strumento di crisi. “Stiamo assistendo a un’opportunità per ottimizzare processi operativi e flussi informativi nelle imprese”, sostiene Perini, “e, per molti titolari d’azienda, si tratta di un interessante ambito sperimentale e importante processo di apprendimento”.
Smart working
Questo termine designa un’impostazione di lavoro che, attraverso l’impiego di tecnologie moderne, favorisce la flessibilità e un’operatività non vincolata a orari e luoghi, strettamente correlata al concetto di telelavoro (home office).
I principali vantaggi dello smart working per il datore di lavoro
Percentuale di imprese che citano questi motivi per l’offerta del telelavoro (in %)
- 62 % Flessibilità degli occupati
- 55 % Conciliabilità di famiglia e lavoro
- 47 % Raggiungibilità dei collaboratori (ad es. durante un viaggio di lavoro)
- 45 % Maggiore produttività
- 36 % Risparmio dei tempi di trasferimento
- 35 % Accrescimento dell’attrattiva quale datore di lavoro
- 26 % Tranquillità del posto di lavoro
Fonte: ISTITUTO PROMOZIONE LAVORATORI (IPL)