All’Europa serve una nuova visione
Il 29 e 30 novembre, si è ripetuto il tradizionale appuntamento con la manifestazione autunnale di Raiffeisen InvestmentClub, che quest’anno si è svolta presso l’azienda Intercable a Brunico e la cooperativa frutticoltori MIVOR a Laces. Alle serate è intervenuto il prof. Gabriel Felbermayr, esperto di economia e responsabile del centro ifo per il commercio estero a Monaco, che ha analizzato l’attuale crisi europea, anche alla luce di possibili opportunità per un “nuovo inizio”.
Sig. Felbermayr, l’Europa è in piena trasformazione e nel mezzo di una crisi istituzionale. Quali sono le principali sfide del futuro?
Gabriel Felbermayr. Per un verso, il peso del nostro continente è destinato a diminuire drasticamente a livello mondiale, a causa degli sviluppi demografici e del processo di recupero innescato da altre regioni ma, per l’altro, l’eccessivo invecchiamento della società europea comporterà un calo della popolazione attiva tale da mettere a dura prova i sistemi sociali. Infine, è necessario affrontare le aspirazioni disgregatrici, innescate dagli errori strutturali dell’eurozona, dall’accordo di Schengen e dal mancato rispetto del principio di sussidiarietà.
Quali sono le misure necessarie per riconquistare la fiducia in un’Europa comune?
Gabriel Felbermayr. Abbiamo bisogno di una nuova visione, condivisa dalla maggioranza degli europei. L’Europa non può essere un progetto scaturito da un’élite a beneficio di un’altra élite: non deve essere fonte d’incertezza e di rinuncia al controllo, bensì una struttura finalizzata ad assicurare agli europei il governo del loro destino.
Cosa intende concretamente?
Gabriel Felbermayr. Che dobbiamo cambiare i trattati europei: per rendere il nostro continente pronto ad affrontare il futuro, è necessaria una redistribuzione delle competenze, una profonda riforma dell’unione monetaria e un nuovo approccio al tema dei migranti. Bisogna uscire completamente dalla politica agraria, puntando sulla sicurezza comune dei confini, con l’obiettivo di preservare lo spazio di Schengen e il controllo sull’immigrazione. Sono favorevole all’abolizione dei sussidi regionali “a pioggia”, intensificando invece le competenze nelle reti di infrastrutture regionali (traffico, energia, dati), allo scopo di garantire il mercato interno e la competitività. Infine, ritengo importante promuovere i principi democratici all’interno dell’UE, rafforzando il Parlamento Europeo e la partecipazione diretta.
Qual è il grado di competitività dell’economia europea nel mondo e quali sono le sue maggiori potenzialità a livello commerciale?
Gabriel Felbermayr. L’Europa continua a godere di una buona reputazione: il Vecchio Continente è sinonimo di elevata qualità, sia nella produzione di merci che di servizi. Le imprese europee sono concorrenziali negli articoli complessi e tecnicamente sofisticati, nei beni di lusso e nel turismo di fascia elevata, ma hanno ottime potenzialità anche in tutto il settore sanitario, in particolare nella tecnologia medica, e nella produzione di specialità di nicchia.
I costi di Brexit ricadranno su tutti i soggetti coinvolti, in proporzione al loro legame con la Gran Bretagna, e la stessa economia britannica ne risentirà negativamente
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Quali saranno le conseguenze di Brexit per l’Unione e per la stessa Gran Bretagna?
Gabriel Felbermayr. È impossibile valutarne la portata a lungo termine: dipenderà in larga misura se la conclusione di quest’operazione sarà “soft” ma, in ogni caso, ci saranno dei costi a carico di tutti i partecipanti, soprattutto dei cittadini britannici. Per l’Italia, gli effetti negativi sul piano economico saranno contenuti, ma tenderanno ad aumentare i pagamenti netti all’UE. A breve e medio termine, a causa dell’elevata incertezza, sono probabili forti oscillazioni delle valute (un aspetto che peserà sulle esportazioni verso la Gran Bretagna) e una minore predisposizione agli investimenti (che potrà indebolire la congiuntura britannica).
Parlando di prospettive di mercato, quali sono a Suo avviso i rischi e le opportunità per gli investitori?
Gabriel Felbermayr. Il rischio principale è legato all’indebitamento pubblico dei Paesi dell’area euro. Se la BCE dovesse essere costretta ad aumentare rapidamente i tassi, ciò potrebbe avere sviluppi imprevedibili: il debito pubblico degli Stati europei continua a celare rischi elevati fino a quando l’unione monetaria non sarà abbastanza solida. A causa dei timori legati agli interessi in crescita, anche gli investimenti nel mattone saranno più problematici, e non solo nelle aree in cui i mercati sono già “surriscaldati”. Il rischio dei tassi si ridurrà, ma solo nel breve periodo, in seguito all’elezione di
Donald Trump: per quest’anno è presumibile che la FED non intervenga in materia di politica monetaria, mentre a media scadenza l’annunciato “deficit spending” (riduzione di tasse e aumento di investimenti) potrebbe portare a una rapida escalation dei tassi. Le azioni di imprese europee ben diversificate possono offrire ancora buone opportunità, poiché trarranno forti benefici dalla ripresa della congiuntura mondiale. Ciò vale ancor di più per le aziende USA, perché in questo caso sono prevedibili effetti valutari positivi per gli investitori europei. Tuttavia proprio queste imprese sono esposte al rischio di un crescente protezionismo e, per questo, nelle prossime settimane è consigliabile “navigare a vista”.
Cenni Biografici
Il prof. Gabriel Felbermayr, dall’ottobre 2010 è a capo del Centro per il commercio estero presso l’ifo Institut di Monaco, oltre ad avere una cattedra di economia internazionale reale e monetaria alla Ludwig-Maximilians-Universität di Monaco. Consigliere dei governi tedesco e austriaco, offre la sua consulenza anche al Parlamento della Germania e a quello europeo, alla Commissione UE, alla Banca mondiale e a diversi partiti politici e fondazioni. I risultati della sua attività di ricerca sono stati pubblicati in rinomate riviste specializzate.