L’importanza di una tutela finanziaria
Attualmente, in Alto Adige, si contano circa 1.700 persone non autosufficienti, con una tendenza al forte aumento nei prossimi anni. Prestare assistenza non comporta solo un gravoso carico emotivo e di tempo, ma può anche diventare un pesante fardello finanziario. È per questo che sono richieste urgentemente nuove soluzioni.
L’allungamento dell’aspettativa di vita è naturalmente un grande passo avanti, ma comporta anche un aumento di persone bisognose di assistenza, perché non più in grado di gestire in autonomia le attività quotidiane basilari come l’alimentazione, l’igiene e la mobilità. Ma non sono solo gli anziani a essere colpiti: un infortunio o una malattia improvvisa possono rapidamente far perdere l’indipendenza anche a un giovane.
Un destino che riguarda molti
Simon, 56 anni, vive separato dalla moglie e si occupa da solo del figlio. Sua madre Berta, un’arzilla signora anziana, fino a poco tempo fa viveva da sola a un’ora di distanza da lui ma, in seguito alla rottura del femore, non può più badare a se stessa. Improvvisamente, Simon si trova di fronte a una decisione difficile, poiché non può né prendersi cura della madre, né andarla a trovare regolarmente: il suo lavoro a tempo pieno e la distanza lo rendono impossibile.
Alla disperata ricerca di una soluzione, assume temporaneamente una badante cui affidarne le cure. Tuttavia, i costi sono molto elevati: 2.000 euro al mese, oltre a vitto e alloggio. Poiché Berta è titolare di una modesta pensione di reversibilità, è Simon a doversi far carico di queste spese. Per lui, già così è un carico finanziario non indifferente, ma se dovesse rendersi necessario il ricovero in una struttura, i costi salirebbe ulteriormente.
Quello di Simon non è un caso isolato, ma è comune a numerose persone che stanno affrontando sfide simili. La questione non è se, prima o poi, dovremo affrontare il tema dell’assistenza, ma come ci stiamo preparando.
Assistenza domiciliare: una sfida crescente
In Alto Adige, circa due terzi delle persone non autosufficienti sono assistite a domicilio dai propri familiari, spesso coadiuvati da badanti e servizi sociali. La Provincia di Bolzano promuove questa soluzione attraverso l’erogazione dell’assegno di cura, concesso indipendentemente dal reddito e dal patrimonio, che rappresenta un valido aiuto.
Tuttavia, l’onere principale ricade sempre sui familiari, che sono colpiti anche a livello emotivo. Tre quarti delle persone che si prestano a queste attività sono donne, costretta a ridurre o a rinunciare completamente al proprio lavoro. In passato, le famiglie più numerose erano in grado di condividere questo fardello, ma ora la situazione è cambiata: sempre più persone vivono da sole e in molti casi entrambi i genitori lavorano. Anche i figli tendono a uscire di casa appena ne hanno la possibilità, trasferendosi spesso all’estero e riducendo così il potenziale sostegno alla famiglia.
E in futuro? Le previsioni sono allarmanti. Secondo lo studio “Invecchiare in Alto Adige”, commissionato dalle Università di Bolzano e di Innsbruck, a causa dei cambiamenti demografici in atto, entro il 2035 il numero di persone non autosufficienti è destinato ad aumentare di oltre il 35%. È pertanto urgente individuare soluzioni percorribili per garantire l’assistenza anche un domani.
Le difficoltà dell’accoglimento in una struttura
Ad oggi, circa un terzo delle persone bisognose di assistenza in provincia vive in una delle 79 residenze per anziani. Ma anche in quest’ambito c’è un bisogno urgente di agire: per tenere il passo con le richieste, entro il 2035 dovrebbero essere creati oltre 1.700 nuovi posti nuovi, pari a circa 115 in più ogni anno! A ciò si aggiunge l’acuta carenza di personale infermieristico, motivo per cui alcuni posti letto non sono occupati. Tutto ciò spiega i lunghi tempi di attesa per entrare in una casa di risposo.
L’accoglimento in una di queste strutture è molto costoso, con rette annuali che possono sfiorare i 65.000 euro a persona: se circa due terzi sono coperti dal pubblico, il resto deve essere sostenuto dall’interessato o, in caso di difficoltà, dai suoi familiari. Facendo due conti, la spesa mensile può facilmente assommare ad alcune migliaia di euro.
Necessarie nuove soluzioni
Alex Weissensteiner, rettore e docente di economia della Libera Università di Bolzano e coautore dello studio, propone diversi approcci per il finanziamento dell’assistenza delle persone non autosufficienti. “Un sistema basato esclusivamente sulle imposte distribuirebbe i costi su tutta la società, mentre un’assicurazione privata potrebbe offrire una soluzione pianificabile sul lungo periodo”, ha affermato. “Sono ipotizzabili anche contributi personali da parte degli stessi interessati o modelli misti che combinino finanziamenti privati e pubblici”. Weissensteiner sottolinea che una combinazione di sussidi fiscali, contributi personali graduati socialmente e assicurazione obbligatoria o volontaria potrebbe rappresentare una soluzione sostenibile. Una polizza privata che preveda una modulazione sociale potrebbe contribuire a distribuire l’onere finanziario a lungo termine su una comunità a rischio, a integrazione del finanziamento pubblico. “Dobbiamo assolutamente sostenere coloro che non possono permettersi di pagare di tasca”, è il monito di Weissensteiner.
Tecnologia in aiuto, ma il fattore umano resta ineludibile
Un’alternativa alle case di riposo è la “residenza assistita”, che offre maggiore indipendenza a chi non è più autosufficiente. Anche le nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale e la robotica, possono fornire un valido supporto in tal senso. Gli automi per l’assistenza, la distribuzione automatizzata dei farmaci o i sistemi di monito-raggio digitale per prevenire le cadute sono esempi di come la tecnologia possa alleggerire il carico degli operatori e, allo stesso tempo, accrescere la sicurezza di chi ha bisogno di cure. “Queste tecnologie sono utili, ma il fattore umano rimane essenziale: accanto alla componente fisica, gioca un ruolo importante anche quella emotiva e sociale”, prosegue Weissensteiner. Per attirare un maggior numero di persone verso la professione infermieristica sono necessari programmi di formazione mirati, salari più elevati, orari flessibili, migliori opportunità di carriera e un maggiore riconoscimento sociale della professione.
In conclusione
Si può affermare che sempre più persone non avranno altra scelta che provvedere in autonomia, ad es. stipulando una polizza ad hoc che, a fronte di un premio relativamente contenuto, può garantire una rendita mensile vitalizia in caso di bisogno. “Al momento attuale, il sistema assistenziale è ancora funzionante”, afferma Weissensteiner, “ma tra 20 anni, se non cambia nulla, difficilmente sarà ancora così”.

LONG TERM CARE RAIFFEISEN “Come una rendita vitalizia”
Pur essendo sulla bocca di tutti, il problema della non autosufficienza spesso non viene affrontato fino a che non colpisce un familiare o noi stessi. Eppure, una soluzione esiste.
Si parla molto di assistenza e non autosufficienza, ma raramente si adottano misure concrete.
Thomas Gruber. Mi ricordo qualche tempo fa, quando le persone non avevano ancora preso coscienza dell’insostenibilità del sistema pensionistico pubblico. Già allora si sottolineava l’importanza di costituire un “pilastro” di previdenza complementare. Ancora oggi, le Casse Raiffeisen svolgono un importante ruolo, sensibilizzando in maniera mirata sulla necessità di agire in prima persona per tutelarsi: tutti noi desideriamo trascorrere una vecchiaia dignitosa, potendo contare su forme di assistenza sostenibili.
Cosa può fare ciascuno di noi?
Anche in questo caso, è necessario assumere l’iniziativa personale, ad es. stipulando un’assicurazione privata. Chi versa annualmente un premio in un prodotto long term care, si garantisce una rendita vitalizia, che interviene a coprire una parte dei costi, spesso elevati, dell’assistenza privata. Chi si protegge per tempo, evita di incorrere in rischi finanziari.
Perché questo tema è così importante?
Lo studio “Invecchiare in Alto Adige” mostra un forte aumento del fabbisogno assistenziale, aggravato dai cambiamenti intervenuti nelle strutture familiari e dalla carenza di personale qualificato. Per evitare una perdita di qualità nell’assistenza e difficoltà finanziarie, che vanno ad aggravare il carico emotivo delle persone, politici e cittadini sono chiamati a fare la loro parte.
Quali altri aspetti dovrebbero essere considerati?
Ci sono alcune questioni cui è essenziale dare una risposta: ad es., come vorrei trascorrere la mia vecchiaia? Voglio davvero che i miei familiari si facciano carico della mia assistenza? Oltre il 70% delle persone non autosufficienti viene curato in casa, prevalentemente da donne che devono ridurre la propria attività lavorativa, con un conseguente calo dello stipendio e una pensione inferiore. La non autosufficienza non riguarda solo gli anziani, ma la società nel suo complesso: anche i giovani corrono il rischio di perdere la propria autonomia a causa di malattie o infortuni.
In conclusione, qual è il Suo auspicio?
Tutti dovrebbero occuparsi tempestivamente della propria previdenza perché, quando è necessario ricorrere a un aiuto esterno per un familiare o per sé stessi, di solito è troppo tardi. Anche se l’argo-mento è di massima attualità, molte persone tendono a non occuparsene, nella convinzione che l’assegno di cura della Provincia sia sufficiente a tutelarle. Ma purtroppo non è così.